I vitigni autoctoni

I nostri vitigni autoctoni Franconia, Moscato giallo, Moscato di Scanzo costituiscono dei segni distintivi del nostro territorio sotto il profilo vitivinicolo e ne evidenziano l’unicità e la tradizione.
Investire sui vitigni autoctoni significa per noi valorizzare il nostro territorio e la nostra tradizione.

Pur coltivato su scala molto limitata anche in Friuli e nel Veneto, il vitigno Franconia è un vero e proprio patrimonio della nostra terra: è arrivato nella bergamasca durante la dominazione austriaca dell’Ottocento e si è adattato perfettamente al nostro territorio al punto che il nome tedesco (Limberger) è stato tradotto nel bergamasco Imberghem.

Papà Carlo Pecis (classe 1913) lo aveva inserito nel 1980 tra i primi vitigni impiantati perché gli ricordava la sua infanzia: era la vite preferita dai contadini perché era generosa e dava origine a vini di pronta beva è quindi prontamente commerciabili.

Con gli anni di lavoro abbiamo capito che questa non era affatto un’uva povera e, se coltivata con le dovute cure, poteva essere vinificata con diverse modalità: innanzitutto, coerentemente con la tradizione, in purezza per un vino di pronta beva, l’Imberghem; poi in rosato, per ottenere un metodo classico, il Quadrifoglio, piacevole e unico; infine, previo leggero appassimento, per ottenere un vino più complesso, successivamente affinato in barrique ed assemblato con Merlot e Cabernet Sauvignon per conferire tipicità al Soffio del Misma.

Il Moscato giallo è un vitigno da secoli presente nei vigneti bergamaschi. Si otteneva il vino da consumare durante le feste in famiglia e per celebrare la messa.

Il Moscato giallo grazie alla sua aromaticità e dolcezza è già una delizia come uva e il suo colore giallo oro è uno spettacolo per la vista.

In azienda il Moscato Giallo viene interpretato in diversi originali modi: dal passito dolce (Laurenzio) alla versione spumantizzata con il metodo classico senza dosaggio finale di zuccheri e pertanto completamente secco.

Il Moscato di Scanzo è il vitigno autoctono vanto della viticultura bergamasca.

Considerata la produzione molto limitata è sempre stato considerato come prodotto di nicchia, unico e ricercato, soprattutto per la sua incredibile persistenza e inconfondibile complessità aromatica.

Con l’uva Moscato di Scanzo si ottengono nella provincia bergamasca i seguenti vini: il Valcalepio Moscato Passito DOC, istituito nel 1993, il Moscato di Scanzo o Scanzo DOCG, istituito come DOC nel 2002 e divenuto DOCG nel 2009 e il Bergamasca Moscato IGT.

tratto da: Diego Compagnoni, “Moscato di Scanzo: il vitigno e le tecniche di coltivazione”, Dalmine (BG), Poligrafica s.r.l., 2013.

Purtroppo l’avere utilizzato il nome di un vitigno per contraddistinguere prima una DOC e poi una DOCG, invece del nome geografico di una zona viticola, ha provocato e tuttora provoca nel consumatore molta confusione.

La conseguenza, paradossale, per chi produce come noi il Valcalepio Moscato Passito DOC, il cui disciplinare prevede obbligatoriamente l’utilizzo del 100% di uva Moscato di Scanzo, è che in controetichetta non è possibile scrivere che il vino è ottenuto con il vitigno Moscato di Scanzo – che è assolutamente vero – in quanto questo “nome” corrisponde ad una DOC. La normativa nazionale in tema di etichettatura è infatti molto severa e prevede pesanti sanzioni per le violazioni.

Sarebbe opportuno che questa anomalia venisse superata e che i produttori delle due denominazioni e gli enti di tutela abbandonino le sterili contrapposizioni e rivalità del passato ma lavorino insieme con il comune obiettivo di valorizzare questo eccezionale prodotto.